Di Wolfgang Bauer
«Da lettori vogliamo che i protagonisti si salvino.
E da cittadini? Una domanda che racchiude tutta la
dirompente forza politica di questo brillante e angosciante reportage.»
(Deutschlandradio)
Edizione del 2015
laNuovafrontiera ed. (153pp.)
Giornalista tedesco della Zeit, - l’autore in
passato era stato in Afghanistan al seguito dell'esercito americano,
denunciandone poi gli abusi - stavolta decide di unirsi in incognito ad un
gruppo di siriani in fuga dai bombardamenti e dalle stragi in corso sulla Siria
da diversi anni.
Si spaccia come profugo del Caucaso, e con
l’amico fotografo Stanislav Krupar, accetta le offerte di presunti agenti,
quelli che si occupano a tempo pieno come attività remunerativa (asserendo la
dignità del loro lavoro permettendo di trovare un futuro diverso a gente
disperata!) quella del traffico di uomini.
I trafficanti sfruttano la tragedia umanitaria
in corso in Siria e la distruzione sistematica della città e della zona di
Aleppo, città di millenaria storia, cultura e tradizione religiosa, tesoro a
cielo aperto.
La sua organizzazione è piuttosto simile a
quella di un’industria turistica, racconta Bauer e passa attraverso tutte le
fasi di una lunga Odissea di chi vorrebbe fuggire dal paese: la ricerca
dell'intermediario, il viaggio di avvicinamento al luogo dell'imbarco, la traversata. Il
tutto con il miraggio di un nuovo futuro: magari, rifarsi una vita il Europa
del nord, racimolare soldi per poi tornare in patria dopo il termine della
guerra, oppure raggiungere parenti già sistematisi in Nord-Europa o in America.
Questo raccontano i diversi profughi con cui condivide timori, sorte, angherie
ed esperienza, nel tentativo di approdare in Italia, con un percorso che oggi i
media chiamano “viaggi della speranza”, ma che troppo spesso si concludono con
delle immani tragedie nel corso di traversate su improbabili imbarcazioni.
Con tutti i rischi di essere scoperti come
ficcanaso, di finire in mare con i tanti disperati, i due protagonisti per
primi come giornalisti provano a compiere il percorso di tanti profughi
dall’Egitto, subendo lo stesso trattamento. Trattamento che appuntano di nascosto e infine riferiscono
in questo agile volume.
Si procurano un alleato, un vecchio amico
conosciuto lavorando in Siria, ma ora anche lui cerca fortuna scappando da quel
mattatoio che è divenuto il suo paese. Amar, così potrà far essere il loro
traduttore.
Ogni partente potrà portare con sé un unico
bagaglio a mano, non valigie pesanti.
L’Egitto è il paese costiero più distante
dall’Italia, ma i barconi che partono da lì sono in migliori condizioni,
rispetto a quelli che i trafficanti forniscono dalla Tunisia o dal Marocco. O,
almeno, così era stato loro riferito, ma erano stati ingannati anche loro, come
i profughi.
L’Egitto era in una fase di transizione e anche
lì si addensavano nubi fosche, con lo spettro di una nuova Siria, quindi in
tanti cercano di partire alla spicciativa.
Inizia il racconto della fuga.
Attraverso una serie di passaggi, di
intermediari e aiutanti inizia il percorso che dovrà portare il gruppo di
aspiranti profughi all’imbarco.
Nel corso di questo percorso l’autore ci
racconta storie dei precedenti tentativi falliti di alcuni dei suoi compagni di
traversata e di ciò che potrebbe avvenire all’imbarco: spogliati dei beni,
ingannati da falsi scafisti, incidenti in mare, bagnarole che non si muovono.
Pare sia la volta buona e chi lo possiede
indossa un giubbotto salvagente, o giacche a vento. Tutti si nascondono al
meglio soldi, documenti ed averi.
Temporeggiando con vari espedienti, utilizzando
nascondigli diversi in attesa del momento adatto per imbarcarsi, finalmente
arriva il momento della partenza.
La prima sgradita sorpresa: il pulmino che li
porterà a riva è troppo piccolo per contenere tutti. Il “carico” è di 35 adulti
e 15 bambini.
Ammassati, alla fine partono e superano posti
di blocco e controlli, fino ad arrivare in una strada buia, dove viene intimato
loro di cambiare mezzo.
Dopo una serie di peripezie vengono sequestrati
da un gruppo di uomini con tutto il pulmino e finiscono chiusi in una stanza a
causa di un disaccordo tra diverse bande di trafficanti.
Finalmente c’è l’accordo e forse si parte. I
sequestratori si scusano ed arrivano ad Alessandria. Ora qualcuno vorrebbe
rinunciare e se ne va. Altri resistono.
Debbono ancora attendere perché il meteo non è
dei migliori, il vento impazza.
Dopo una settimana dalla partenza da Amar del
Cairo, un pulmino li porta fuori da Alessandria, verso la costa.
In spiaggia con metodi spicciativi vengono
divisi e fatti sdraiare sulla sabbia, arrivano motoscafi. Si tuffano tutti per
raggiungerli. Salgono tutti e si riempiono all’inverosimile. Vengono derubati
dei soldi egiziani e fatti scendere su un isolotto.
Poco dopo i trafficanti tornano con una nave
più grande, ma all’improvviso passa il guardia costiera e i trafficanti
impazziscono, buttano tutti a mare e loro tornano sull’isolotto cercando invano
di nascondersi.
Vengono prelevati e portati in prigione, dove
sono ammassati con altri fuggitivi catturati. Qua e là, l’autore intermezza il
loro tentativo con le storie dei suoi compagni di fuga che di volta in volta
gli si fanno vicino.
I due protagonisti si fanno riconoscere dalle
autorità e vengono a questo punto rimpatriati. Mantengono comunque i contatti
con i tre compagni di fuga con cui hanno più stretto rapporti in questo
tentativo: Amar, Alaa e Hussan.
In breve tempo la situazione in Medio Oriente
degenera in guerra aperta e si formano bande che combattono contro l’esercito
regolare egiziano e i ribelli contro Assad.
I tre si separano Alaa e Hussan vanno al Cairo
per riprovare a partire.
Si preparano forti della precedente esperienza,
più leggeri e con effetti essenziali.
Dopo un’odissea di trattative riescono ad
ottenere un nuovo tentativo di partenza e riescono. La barca è in pessime
condizioni e più volte il motore va in avaria.
Il percorso dovrebbe essere Creta, Grecia per
prendere altri passeggeri e far scendere chi vuole fermarsi lì, infine l’Italia.
Dopo altre peripezie, a largo delle coste
greche i trafficanti fanno cambiare oro nuovamente nave. Questa è già
strapiena.
Alla fine entrambe le barche partono verso
l’Italia, la seconda comunque sempre sovraccarica, perché erano giunti dei
nuovi disperati con altri uomini senza scrupoli.
Ma in effetti i trafficanti stanno ingannando
tutti, e presto si accorgono di aver fatto solo il tratto tra Bengasi ed
Alessandria d’Egitto e ritorno. I trafficanti giocano al rialzo, minacciando di
consegnarli ai siriani, perché vogliono altri soldi.
Sono nuovamente sequestrati, stavolta in mare.
Giunge all’improvviso un elicottero e gli
scafisti mollano tutto e provano a confondersi con i migranti.
Compaiono all’orizzonte anche delle navi da
angoli diversi.
Vengono fatti attraccare in Turchia.
Da lì proveranno nuovamente, e qualcuno
arriverà in Italia.
Altri proseguiranno per il nord Europa.
Chi ha provato a fuggire dalla guerra civili in
Siria ha affrontato le vicende raccontate in questo agile volume ben scritto.
Nonostante il paragrafo finale intitolato
“Paradiso”, l’autore nell’Epilogo ci lascia con l’amaro in bocca ricordando le
cifre di chi parte e le cifre di chi arriva a destinazione, di chi viene
rimandato indietro, di chi resta sotto al Mediterraneo.
Roma, 06 settembre 2016
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